Greci, Etruschi e Cartaginesi nel Mediterraneo del VI secolo a.C.
La grande Esposizione sulla battaglia navale di Alalìa (540 a.C.), nella quale le flotte dei Focei di Alalìe (Corsica) e forse di Massalìe si scontrarono con quelle dei Cartaginesi e degli Etruschi, è un grande Evento Internazionale, declinato, con opportuni adattamenti, all’interno delle sedi museali destinate ad ospitarla nell’arco di un triennio: Vetulonia nel 2019, Aleria nel 2020, Cartagine nel 2021.
Idealmente incentrato sulla battaglia di Alalìa, il tema dell’Esposizione è quello più generale dei contatti fra le Civiltà antiche presenti in questa parte del bacino del Mediterraneo, donde il sottotitolo: Greci, Etruschi e Cartaginesi nel Mediterraneo del VI secolo a.C.
Fra i 150 reperti di straordinario valore scientifico e artistico, provenienti dal Museo di Aleria, partner dell’Esposizione, dall’Antiquarium Arborense di Oristano, dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari e Nuoro, dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, cui si affianca una selezione di reperti sequestrati dal Nucleo Tutela del Patrimonio Archeologico della GdF di Roma, spicca un’opera assai prossima alla battaglia da un punto di vista cronologico e appartenente alla Collezione Castellani del Museo di Villa Giulia.
L’opera individuata dai curatori della mostra come oggetto-simbolo destinato a celebrare il Mare e ad assurgere a ‘logo’ scenico tangibile dell’esposizione è il celebre dinos del grande ceramografo attico Exekias (540-530 a.C.), che sul bordo interno del vaso reca un fregio miniaturistico di navi (pentecontere) che procedono sulla superficie ondulata del mare, in modo da sembrare naviganti sulle onde quando, durante il simposio, il vaso era colmo di vino tagliato con acqua. In questa mostra, per la prima volta, l’ampio frammento della spalla del dinos di Exekias viene esposto poggiante su un innovativo supporto integrativo in stampa 3D dell’ampia parte mancante del vaso. Il nuovo supporto (polimero ABS), oltre a rendere molto meglio comprensibile a un pubblico non specializzato forma e caratteristiche del vaso antico, consente un più soddisfacente apprezzamento dell’originalità disegnativa del grande ceramografo ateniese che seppe mirabilmente trasporre in pittura la formula omerica del “mare color del vino”.