Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia partecipa con un importante prestito alla mostra Rituels grecs: un'expérience sensible (24 novembre 2017-25 marzo 2018), curata da Evelyne Ugaglia, Conservatore Capo del Patrimonio e Direttrice del Musée Saint Raymond di Toulouse su progetto scientifico di Adeline Grand-Clément (Università Jean Jaurés di Toulouse), coordinatrice del programma di ricerca Synaesthesia. Per l'originalità del progetto scientifico e dell'allestimento scenografico e per il valore delle opere prestate dai musei stranieri, la mostra è stata riconosciuta "di interesse nazionale" dal Ministero della Cultura francese.
In che modo gli antichi Greci vivevano la religione ed entravano in rapporto con le divinità? L'ambiente visivo, olfattivo e sonoro del quotidiano era molto diverso dall'universo sensoriale proprio della sfera rituale e gli antichi Greci, per comunicare con gli dei e percepire meglio la loro presenza, avevano cercato di creare condizioni particolari che coinvolgessero e stimolassero tutti i sensi contemporaneamente. Grazie a particolari dispositivi museografici, che hanno sfruttato anche i risultati dell'archeologia sperimentale per la riproduzione di ingredienti, unguenti odorosi e tessuti, viene ricostruita in modo originale, seducente e coinvolgente l'atmosfera complessiva dei quattro differenti rituali su cui la mostra focalizza l'attenzione: le nozze, il sacrificio, il simposio, i funerali. Il visitatore diventa in tal modo attore della propria visita, immergendosi con il proprio spirito e i propri sensi nell'universo pieno di colori e denso di suoni e odori della ritualità greca.
L'opera prestata dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia occupa il posto centrale nella sezione dedicata al sacrificio: si tratta della cd. Hydria Ricci (530-520 a.C.), proveniente da una tomba della necropoli della Banditaccia di Cerveteri e ritenuta opera di un pittore del nord della Ionia (attuale Turchia settentrionale) denominato Pittore del Louvre E 739, trapiantato in Etruria poco dopo la metà del VI sec. a.C. e in cui è forse riconoscibile uno degli artigiani focei presenti a Cerveteri dopo la battaglia di Alalia (del Mare Sardo) che nel 540 a.C. aveva opposto i Focei agli Etruschi alleati con i Cartaginesi per il controllo del Mar Tirreno.
Si tratta di un esemplare veramente unico, sia per la scelta erudita dei soggetti mitologici rappresentati sul corpo del vaso (oltre al più diffuso ingresso di Ercole nell'Olimpo, il duello fra Memnone e Achille per le armi di Antiloco durante la Guerra di Troia mentre Zeus pesa sulla bilancia le loro sorti), sia per il fregio che si snoda sulla spalla, che rappresenta con una cura estrema la "cucina del sacrificio", ossia l'intera sequenza delle operazioni che si svolgevano immediatamente dopo l'uccisione dell'animale offerto alla divinità: le carni vengono tagliate e cotte, infilate su spiedi e arrostite e bollite, mentre il sacerdote officiante, o forse lo stesso Dioniso, accompagnato da un suonatore di doppio aulòs (una sorta di oboe), protende il kantharos (il vaso per bere il vino tipico del dio) e con una mano tocca un grappolo d'uva del festone di vite ed edera che costituisce l'ambientazione vegetale che incornicia il sacrificio.