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Etru a Casa - Vulci

Anfora attica attribuita al Pittore di Antimenes

6 Aprile 2020

di Vittoria Lecce

Oggi per la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace vi presentiamo un'anfora di tipo panatenaico che spicca fra le ceramiche del ricco corredo della Tomba del Guerriero di Vulci.

Anfora, ceramica attica a figure nere, attribuita al Pittore di Antimenes, 530-510 a.C. Vulci, Necropoli dell’Osteria, Tomba del Guerriero (XLVII), Scavi Mengarelli. Sala 3 del Museo.

Anfora, ceramica attica a figure nere, attribuita al Pittore di Antimenes, 530-510 a.C. Vulci, Necropoli dell’Osteria, Tomba del Guerriero (XLVII), Scavi Mengarelli. Sala 3 del Museo.

Le anfore panatenaiche nacquero ad Atene come premio per le Grandi Panatenee, ovvero un insieme di gare sportive e competizioni artistiche organizzate ogni quattro anni a luglio durante la festa dedicata alla dea Atena, patrona della città. Questi giochi, istituiti da Pisistrato 566 a.C., vedevano la partecipazione di atleti sia ateniesi sia provenienti da altre città greche, incluse le colonie della Magna Grecia.

I premi per le gare erano delle grandi anfore in ceramica commissionate dall’amministrazione cittadina per l’occasione ed erano riempite con l’olio degli ulivi sacri ad Atena. Ogni vaso riportava su una facciata l’iscrizione “ton Athenethen athlon” (“[premio] delle gare ad Atene”) e l’immagine di Atena di profilo, in atto di sorreggere un grande scudo rotondo e di brandire una lancia; la dea è spesso affiancata da due colonne che sorreggono galli o altri soggetti. Sull’altro lato era raffigurata una scena relativa alla disciplina sportiva in cui si era distinto l’atleta vincitore.

Queste anfore vennero realizzate per secoli utilizzando la tecnica delle figure nere, anche dopo l’affermazione definitiva della ceramica a figure rosse perché, visto il loro carattere ufficiale e l’alto valore simbolico, si preferì conservare immutate le caratteristiche principali.

 

I vincitori potevano custodirle, offrile in dono o anche cederle: l’ingresso nel circuito commerciale potrebbe spiegare il loro ritrovamento in aree non greche, come l’Etruria. Si pensa che questi trofei, anche al di fuori del loro contesto, potessero diventare dei simboli di prestigio e distinzione sociale presso i popoli influenzati dalla cultura e dalla società greca.

Anfora, ceramica attica a figure nere, attribuita al Pittore di Antimenes, 530-510 a.C. Vulci, dettaglio

Anfora, ceramica attica a figure nere, attribuita al Pittore di Antimenes, 530-510 a.C. Vulci, dettaglio

Anfora, ceramica attica a figure nere, attribuita al Pittore di Antimenes, 530-510 a.C. Vulci, Necropoli dell’Osteria, Tomba del Guerriero (XLVII), Scavi Mengarelli. Sala 3 del Museo.

Anfora, ceramica attica a figure nere, attribuita al Pittore di Antimenes, 530-510 a.C. Vulci, Necropoli dell’Osteria, Tomba del Guerriero (XLVII), Scavi Mengarelli. Sala 3 del Museo.

Il vaso che vi presentiamo oggi è attribuito al Pittore di Antimenes, un artista ateniese che rimase fedele per tutta la vita alle figure nere, senza sperimentare la nuova tecnica a figure rosse che presto avrebbe monopolizzato la produzione vascolare.

Su un lato del vaso è raffigurata la dea Atena che avanza verso sinistra brandendo una lancia, affiancata da due colonne che sostengono due galli. Sull’altro lato si osservano quattro figure in piedi. Tre uomini in nudità atletica sono pugilatori, come mostrano le protezioni che indossano sulle mani. Due di loro sono impegnati in un combattimento e il terzo li osserva, mentre un giudice di gara, vestito con un lungo mantello e fornito di una lunga asta, assiste allo scontro. Sotto il piede dell'anfora sono state incise le lettere "EU", con caratteri quasi certamente etruschi: può trattarsi di un contrassegno commerciale o dell'abbreviazione di un nome.

Il proprietario del vaso doveva essere un esponente dell’aristocrazia vulcente del VI secolo a.C., che venne sepolto con tutti gli onori e i simboli del suo rango: la sua tomba ha restituito un’armatura in bronzo, i resti di un carro e un pregiato servizio di vasellame da banchetto in bronzo e ceramica.

Questo importante personaggio era forse anche uno sportivo o un appassionato di sport, visto che possedeva anche questa particolare anfora di tipo panatenaico.

La nostra anfora non ha la tradizionale iscrizione celebrativa ed è di forma leggermente diversa rispetto a quelle sicuramente destinate alle gare ateniesi (è infatti più piccola, con il collo più largo e il piede meno affusolato): appartiene a una serie di vasi che le officine attiche producevano, probabilmente di loro iniziativa, sul modello delle anfore panatenaiche e che immettevano direttamente sul mercato. Si trattava di prodotti di pregio, la cui circolazione doveva essere in ogni caso legata ai significati culturali, sociali e sportivi che riuscivano a trasmettere.

 

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