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Etru a Casa - Villa Poniatowski

La Collezione Barberini

15 Giugno 2020

di Antonietta Simonelli
Corno musicale di avorio con decorazione a intaglio e inserti in ambra, Tomba Barberini, 675-650 a.C.

Corno musicale di avorio con decorazione a intaglio e inserti in ambra, Tomba Barberini, 675-650 a.C.

Nel 1908 con 350mila lire lo Stato italiano acquistava le “antichità prenestine”, già proprietà della famiglia Barberini, dall’antiquario Elia Volpi, destinandole al Museo di Villa Giulia, grazie all’interessamento del nuovo direttore, Angelo M. Colini deciso a rilanciare l’Istituto, dopo gli anni bui seguiti allo scandalo sull’attendibilità dei corredi di Narce.

Manico d'avorio a forma di avambraccio con intagli, Tomba Barberini, 675-650 a.C.

Manico d'avorio a forma di avambraccio con intagli, Tomba Barberini, 675-650 a.C.

La Collezione Barberini era costituita da reperti rinvenuti nella seconda metà dell’Ottocento nel fondo della Colombella, che insisteva sull’area di necropoli dell’antica Praeneste (Palestrina): nel 1855 era stata scavata la Tomba Barberini, fondamentale testimonianza dell’Orientalizzante nel Latium vetus, e a più riprese (1855, 1859, 1866) una serie di sepolture più recenti risalenti al IV-II sec. a. C.

Presentando la Collezione nel Bollettino d’Arte del 1909 Alessandro Della Seta notava come nello scavo della Tomba Barberini non si fosse prestata alcuna attenzione al contesto e che una ricostruzione del corredo era stata possibile solo a posteriori mettendo insieme le prime notizie sul rinvenimento, individuando affinità stilistiche tra gruppi di oggetti e ricorrendo al confronto con le associazioni già riscontrate nella Tomba Bernardini.

Nel testo, grande rilievo era dato agli avori e, in particolar modo, a un corno musicale con incisioni e incrostazioni di ambra e a tre sorprendenti avambracci decorati a intaglio con fregi di animali e terminanti a forma di mano, interpretati dall’autore come manici di specchi o di ventagli.

Vaso a gabbia di bronzo con sacchetto di cuoio e strigile, Collezione Barberini, III sec. a. C. (scavo 1866)

Vaso a gabbia di bronzo con sacchetto di cuoio e strigile, Collezione Barberini, III sec. a. C. (scavo 1866)

Sulla necropoli più tarda molto interessante risulta la testimonianza di Pietro Cicerchia che nel 1859 aveva seguito lo scavo di una cinquantina di tombe: egli annotava che nelle casse di tufo o di peperino erano deposte ciste, non solo di bronzo, ma anche di legno, rivestite di bronzo e foderate di pelle, e soffermava la sua attenzione su oggetti molto particolari con struttura di bronzo a protezione di una piccola sacca di cuoio e strigile appeso a una catenella, nonché su porta unguenti di grandi dimensioni.

All’interno delle ciste trovavano posto specchi, gioielli, oggetti da toiletta, come pettini, vasetti per profumi, bastoncini e piccole scatole di legno per il trucco, ma anche resti di stoffa, incredibili guanti di merletto, spugne, focacce di farina e le cinghie di cuoio da inserire negli anelli per trasportarle.

Scatola di legno con cerbiatta retrospiciente, Collezione Barberini, III sec. a.C. (scavo 1855)

Scatola di legno con cerbiatta retrospiciente, Collezione Barberini, III sec. a.C. (scavo 1855)

Specchi e ciste sono decorati a graffito con scene mitologiche, come l’introduzione di Elena al cospetto di Paride da parte di Afrodite su uno specchio o la gara di musica tra Apollo e Marsia sulla cista Barberini dove il dio seduto è intento ad ascoltare il satiro mentre suona l’aulòs, il doppio flauto.

Esposte all'epoca nella Sala della Fortuna le “antichità prenestine” con la loro ricchezza e pregio estetico contribuirono in modo notevole a conferire nuovo lustro e splendore al Museo di Villa Giulia.

Scatola di legno con colomba, Collezione Barberini, III sec. a.C. (scavo 1859)
Specchio prenestino di bronzo con Paride, Afrodite ed Elena, Collezione Barberini, 350-325 a.C.
Cista di bronzo con la gara tra Apollo e Marsia, Collezione Barberini, fine IV-III sec. a.C. (scavo 1866)

 

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