Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento del sito. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

ok, ho capito

Etru a Casa - Collezioni antiquarie

Anfora con Eracle e il Leone Nemeo

27 Maggio 2020

di Maria Paola Guidobaldi

Oggi i riflettori del nostro Museo sono puntati su uno dei vasi che raccontano la prima delle 12 fatiche inflitte da Euristeo a Eracle per espiare la colpa della strage compiuta su moglie e figli in preda alla follia ispiratagli dalla dea Hera: l’uccisione del leone di Nemea.

Seguite questo racconto avvincente e nel corso della giornata lo vedremo narrato ai più piccoli con il kamishibai, l'antico teatro giapponese.

Anfora a figure nere del Pittore di Boulogne 441 con Eracle e il Leone Nemeo (520-510 a.C.), da una necropoli di #Cerveteri (Scavi 1866-1867), Collezione Castellani, Sala 23.

Anfora a figure nere del Pittore di Boulogne 441 con Eracle e il Leone Nemeo (520-510 a.C.), da una necropoli di #Cerveteri (Scavi 1866-1867), Collezione Castellani, Sala 23.

Vi presentiamo un’anfora a figure nere (520-510 a.C.) attribuita al Pittore di Boulogne 441, un ceramografo attico attivo nell’ultimo quarto del VI sec. a.C., il cui nome convenzionale deriva dall’anfora panatenaica n. 441 di Boulogne, proveniente da Vulci, nella quale gli studiosi hanno riconosciuto una specifica “mano” e alla quale sono stati poi accostati altri vasi, fra cui il nostro.

Il Leone di Nemea era un animale mostruoso, dalla pelle invulnerabile per qualsiasi arma, nato dall’accoppiamento incestuoso di Echidna con uno dei suoi figli avuti da Tifone (fra cui la stessa Idra di Lerna): Ortro, cane di Gerione, il gigante a tre teste al quale Eracle dovrà rubare le mandrie di buoi nella sua decima impresa. Viveva a Nemea, nell’aspra Argolide (Peloponneso), devastandone il territorio e terrorizzando gli abitanti che non osavano avvicinarsi alla sua spelonca, provvista di due ingressi.

Il Pittore ha saputo efficacemente tradurre sul piano figurativo gli elementi essenziali e significanti dell’impresa narrata dagli autori antichi.

Il centro della scena, inquadrata dalle figure di Iolao (a sinistra) e di Atena (a destra), è infatti occupato dallo scontro, corpo a corpo, dell’eroe contro il leone, essendosi dimostrate totalmente inefficaci le sue fidate armi: la clava e l’arco con le frecce, che vediamo abbandonate alle spalle di Atena, e la spada, che giace in basso, contorta. Non potrà, infatti, trionfare in quest’impresa grazie a strumenti esterni, ma dovrà ricorrere solo alla sua potenza, che esplode nella stretta delle braccia possenti attorno al collo della bestia, che muore strangolata con le fauci spalancate.

Utilizzando gli stessi artigli del leone, Ercole riuscirà anche a scuoiarlo e a ricavarne dalla testa un copricapo: da quel momento in poi la pelle del leone nemeo annodata sulle spalle sarà la sua invincibile armatura e, insieme al copricapo, costituirà la classica iconografia dell’eroe (prediletto dagli oligarchi etruschi), su cui si plasmerà quella dell’imperatore Commodo (180-192 d.C.) quando alla fine del suo regno si presenterà come Ercole (cfr. Busto di Commodo come Ercole dei Musei Capitolini).   

Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, IV, 11.

 

Condividi su
facebook twitter
let's talk

Dialoga con il museo

Scrivici o seguici
facebook
instagram
twitter
youtube

Seguici sui social

newsletter

Iscriviti per sapere tutto sulle nostre attività

contattaci

Scrivici e contattaci.
Guarda chi siamo e di cosa ci occupiamo