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Etru a Casa - Cerveteri e Pyrgi

Kyathos di bucchero

29 Novembre 2020

di Maria Paola Guidobaldi

Oggi attiriamo la vostra attenzione su un oggetto di bucchero decorato. Si tratta di un khyatos, un contenitore con un solo manico rialzato rispetto all’orlo, utilizzato per attingere liquidi.

Kyathos di bucchero (metà VII sec. a.C.), Cerveteri, Tomba 1 del Tumulo di S. Paolo (Sala 10, vetrina 2).

Kyathos di bucchero (metà VII sec. a.C.), Cerveteri, Tomba 1 del Tumulo di S. Paolo (Sala 10, vetrina 2).

Sapete quante informazioni un oggetto è in grado di contenere e trasmettere se di esso si conosce pienamente il contesto di rinvenimento?
Il nostro vaso proviene infatti dalla tomba 1 del Tumulo orientalizzante di San Paolo (metà VII sec. a.C.), posto lungo l’antico percorso che collegava Cerveteri al porto di Alsium. Il sontuoso corredo comprendeva più di un centinaio di vasi: doli, olle d’impasto, anfore da trasporto di produzione greca, vasellame da mensa d’impasto e di bucchero sottile, ma soprattutto uno dei più grandi nuclei di materiali importati restituiti da una tomba etrusca e provenienti da tutto il mondo greco e dalle aree del Vicino Oriente.

La decorazione figurata del kyathos è realizzata a rilievo (nell’interno) e a excisione (all’esterno), una tecnica che consiste nell’asportare la superficie del vaso per mezzo di una punta in modo che lo sfondo risulti ribassato (in questo caso riempito con colore rosso) e il motivo figurato sia invece a rilievo. La combinazione delle due tecniche decorative, molto rara, rientra in una produzione di buccheri ristretta per cronologia e distribuzione e, a Cerveteri, è testimoniata nelle sepolture principesche.
 

Kyathos di bucchero (metà VII sec. a.C.), Cerveteri, Tomba 1 del Tumulo di S. Paolo (Sala 10, vetrina 2).

Kyathos di bucchero (metà VII sec. a.C.), Cerveteri, Tomba 1 del Tumulo di S. Paolo (Sala 10, vetrina 2).

All’esterno sono rappresentati 6 guerrieri; all’interno due guerrieri affrontati, un felino alato e un personaggio con testa mostruosa e corpo umano in lotta con un felino; sull’ansa, decorata a rilievo, ci sono invece belve affrontate.

Attorno al piede è incisa a crudo un’iscrizione etrusca di dedica: [mi]ni venel paithina[s mu]luvnice (mi ha donato Venel Paithinas).

Un’iscrizione di questo tipo documenta l’adozione, da parte delle emergenti aristocrazie tirreniche, di un’usanza greca: la pratica dello scambio di doni fra aristocratici che, al pari dell’uso della scrittura e del rituale del simposio, appartiene a un nuovo stile di vita e a nuove forme di ostentazione del lusso che si affermano presso gli strati più alti della società etrusca, che hanno recepito e assimilato impulsi culturali di matrice greca e orientale.

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