Della grande coppa attica a vernice nera oggi resta solo il fondo, ricomposto da più frammenti. All’interno è presente una decorazione stampigliata con fasce concentriche di ovoli e di palmette collegate da festoni.
Il vaso è stato rinvenuto nel santuario etrusco di Gravisca, che sorgeva presso l’antico porto di Tarquinia e che accolse per secoli Etruschi e stranieri, soprattutto mercanti greci. Gli scavi hanno restituito resti di edifici e di offerte votive, costituite in buona parte da vasellame.
La coppa venne dedicata a Turan, come testimonia l’iscrizione graffita sotto il piede: turns turce ramtha venatres (Ramtha Venathres ha donato a Turan). L’etrusca Turan per le sue caratteristiche era assimilata alla dea Afrodite ed era una delle principali divinità venerate a Gravisca, insieme a Uni (Era) e a Vei (Demetra).
Il gentilizio “Venathres” della donatrice ha una inconsueta declinazione al maschile che ancora attende una spiegazione soddisfacente.
L’iscrizione testimonia il cambiamento nella frequentazione del santuario dopo la ristrutturazione del 480 a.C. A partire questa data, infatti, cessano le testimonianze lasciate dai mercanti stranieri: le iscrizioni di dedica sono tutte in lingua etrusca e non contengono più nomi greci per identificare le divinità, come invece era comune nel periodo precedente.
V. Valentini, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 9. Le ceramiche a vernice nera, Bari 1993, p. 47, n. 94, p. 271, n. 468, Tav. 12 e 46.
A. Johnston, M. Pandolfini, Gravisca. Scavi nel santuario Greco, 15. Le iscrizioni, Bari 2000, p, 71, n. 383, tav. 12.
S. Fortunelli, “Frammento di coppa attica a vernice nera”, in M. Torelli, A.M. Moretti Sgubini (a cura di), Etruschi. Le antiche metropoli del Lazio (Catalogo della mostra di Roma, 2008-2009), Verona 2008, p. 247, n. cat. 164.
V. Lecce, “Coppa a attica a vernice nera con iscrizione etrusca di dedica”, in L. Bentini, M. Marchesi, L. Minarini, G. Sassatelli (a cura di), Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna (Catalogo della Mostra di Bologna, 2020), Verona 2019, p. 110, n. cat. 67.