Il balsamario (contenitore per profumi o essenze cosmetiche) a forma di rondine proviene da Rodi ed è stato trovato in una ricca tomba vulcente che, in suo onore, è stata battezzata “Tomba della Rondine”.
Il piccolo uccello è raffigurato a riposo, ritto sulle zampe e con le con le ali chiuse. Il corpo appare liscio e affusolato ed è modellato con raffinatezza; l’unica interruzione sulla superficie è la piccola apertura sul capo, praticata per versare e rendere accessibile il contenuto. Il tappo-sigillo non si è conservato.
L’aryballos appartiene a una rara serie di vasetti a forma di rondine prodotti a Rodi nella prima metà del VI secolo a.C.: altri due molto simili si conservano al British Museum e al Louvre. L’isola era una celebre produttrice di aromi, che diffondeva in tutto il bacino del Mediterraneo.
Forse la forma particolare di questi contenitori si può collegare più strettamente alle tradizioni locali. Ateneo di Naucrati (II-III secolo d.C.) nella sua opera Deipnosophistae (o "I sapienti a banchetto", VIII 360B) riferisce che ogni anno a Rodi i giovani organizzavano una raccolta di offerte durante la quale esibivano l’immagine di una rondine e le dedicavano canti e danze.
A.M. Sgubini Moretti, “Risultati e prospettive delle ricerche in atto a Vulci”, in O. Paoletti (a cura di) Dinamiche di sviluppo delle città nell’Etruria meridionale: Veio, Caere, Tarquinia, Vulci (Atti del XXIII Convegno di Studi Etruschi ed Italici; Roma, Veio, Cerveteri, Pyrgi, Tarquinia, Tuscania, Vulci, Viterbo, 2001), Pisa 2005, p. 469.