La coppa a figure nere con il manico rialzato (kyathos) è una forma nata all’interno dell’officina attica di Nikosthenes dalla rielaborazione di modelli etruschi ed era destinata all’esportazione.
Sulla vasca di questo esemplare compaiono dodici divinità, disposte a coppie: da sinistra verso destra si riconoscono Zeus e Hebe (o Iris), Efesto e Afrodite, Ercole e Atena, Dioniso e Hermes, Nettuno e Anfitrite (o Demetra), Ares e Era (o Estia). Dioniso, circondato da tralci vegetali, è al centro della composizione e regge un grande bocciolo di loto; le dee, tranne Atena, offrono un fiore ai loro compagni. Margherita Guarducci riconobbe nella scena un riferimento alle feste Antesterie di Atene, dedicate a Dioniso.
Sull’orlo del kyathos è tracciata l’iscrizione: «Ludos egraphsen doulos …» (lo schiavo Lydos ha dipinto …). Il significato delle parole che seguono non è molto chiaro. Lydos (omonimo del celebre ceramografo Lydos attivo fra il 560 e il 540 a.C.) era forse schiavo «di Mydea» o «originario di Myrina», in ogni caso l’iscrizione intendeva celebrare la sua abilità.
Lo stile del kyathos è vicino, per alcuni aspetti, agli etruschi Pittore di Micali e Pittore di Monaco 892. Una suggestiva ipotesi, che neccesiterebbe di ulteriori conferme, identifica Lydos con un artigiano etrusco emigrato ad Atene, circostanza che spiegherebbe sia le caratteristiche stilistiche del vaso sia il nome del pittore, Lido, in omaggio alla tradizione, già viva ad Atene, che voleva gli Etruschi discendenti dei Lidi.
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Gli Etruschi, Venezia, Palazzo Grassi, 26 novembre 2000 - 1 luglio 2001