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Libri Stregati 2024

Autobiogrammatica

di Giovanni Giartosio

Sala 39, Veio - Testa Malavolta
ETRU image

Tommaso Giartosio, Autobiogrammatica, minimum fax
"Non che sedici anni siano pochi. Al contrario. Sono tanti, tantissimi, ma provvisori. In quelle dita affusolate, in quelle nocche e gomiti e ginocchia che fanno groppo, nella maschera di giada di quel viso ancora geometrico, quei sedici anni di vita sono stipati e pronti per venire spazzati via, archiviati per sempre come i rotoli millenari della biblioteca di Alessandria. Un bambino possiede un mondo. Il suo sapere è vasto, delimitato e completo come la geometria euclidea. Un ragazzo è altra cosa: riparte da zero." (p. 104)

In Autobiogrammatica Tommaso Giartosio ripercorre la propria vita attraverso la lingua e il linguaggio che lo hanno formato, parole ed espressioni che compongono un lessico e restituiscono il ritratto di un individuo, di una famiglia e insieme di un’intera generazione.
Il brano scelto si sofferma su un momento cruciale nella vita di ciascuno di noi, individuato qui nei sedici anni e caratterizzato da un nuovo inizio, quello dell’età adulta.

Testa Malavolta, 430-420 a.C., Santuario in località Portonaccio, Veio

Testa Malavolta, 430-420 a.C., Santuario in località Portonaccio, Veio

La straordinaria testa in terracotta, detta Malavolta dal nome dell'assistente agli scavi dell'antica città di Veio nei primi decenni del '900, rappresenta proprio questa fase della vita: si tratta infatti della testa della statua di un giovane offerente ritrovata nel santuario situato appena fuori della città (in località Portonaccio), uno dei luoghi prescelti dagli Etruschi per celebrare i riti che accompagnavano l’ingresso degli adolescenti nell’età adulta.

Nelle culture antiche come in quelle contemporanee, questo momento della vita è segnato generalmente da un rito di passaggio e il Santuario di Portonaccio, tra i più antichi di tutta l’Etruria, molto frequentato anche da personaggi di alto rango, era uno dei luoghi prescelti dagli Etruschi per celebrare questo genere di cerimonie. Comprendeva infatti un altare e un tempietto dedicati a una tra le principali divinità degli Etruschi, la dèa Menerva, da identificarsi con la Atena dei Greci: era venerata sia come divinità oracolare che come protettrice di bambini e ragazzi che, in occasione dei rituali, solevano portare alla dèa delle offerte votive.

Nell’area sono stati ritrovati numerosi ex voto, per lo più oggetti in ceramica o in bronzo, come vasi o statuine, oppure piccoli oggetti realizzati in materiali preziosi come gemme o avorio. Ma sono state rinvenute anche numerose e importanti sculture in terracotta, tra cui molte figure maschili e femminili di giovani offerenti. A una di queste doveva appartenere la testa Malavolta, realizzata intorno al 430-420 a.C. e offerta alla dèa Menerva da un giovane adulto certamente appartenente alla classe più elevata della comunità.

Francesca Montuori

 

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