Il Museo di Villa Giulia, la Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Strega Alberti accolgono la 73° edizione de Il Premio Strega con una mostra temporanea dedicata al connubio fra letteratura e archeologia dal titolo "Se la strega ha una scopa, la letteratura deve avere uno scopo".
La mostra è stata aperta mercoledì 3 luglio nell'ambito della visita guidata dedicata ai 5 finalisti del Premio Strega e rimarrà aperta fino al 20 luglio.
Lungo un continuum narrativo che vede i libri dei 12 semifinalisti inseriti nelle vetrine del Museo, in una connessione ideale con le opere esposte, questo percorso espositivo, allestito in una sala dedicata fra la collezione kircheriana e la collezione Castellani, esalta il dialogo fra mito e immagine, fra cultura letteraria e patrimonio archeologico.
Nell'esposizione occupa un posto d’onore l'hydria a figure nere attribuita al ‘Pittore di Micali’ e datata al 510-500 a.C.. Una delle più vivide ed efficaci raffigurazioni della metamorfosi dei pirati Tirreni in delfini a opera di Dioniso, esattamente così come veniva descritta nell’Inno omerico dedicato a quest’ultima divinità, un componimento letterario risalente più o meno allo stesso periodo in cui venne realizzato il vaso (VII-VI sec. a.C.).
L’inno narra la storia del rapimento del giovane Dioniso a opera di una nave di pirati Tirreni (così i Greci chiamavano gli Etruschi) che lo avevano scambiato per il figlio di un sovrano e ambivano ad ottenerne un cospicuo riscatto. Dioniso, una volta sulla nave, manifestò la sua identità divina avvolgendo lo scafo e l’albero maestro con tralci di vite e di edera e tramutandosi in un terribile leone. I pirati, atterriti, si gettarono in mare e vennero trasformati simultaneamente in delfini. Ed è proprio questa mutazione che il pittore del vaso ha mirabilmente colto, utilizzando un espediente figurativo che ci mostra i Tirreni tramutarsi progressivamente da uomini in creature marine in sequenza continua. Dietro il mito si nasconde una metafora cui il nostro vaso potrebbe alludere essendo stato realizzato da un artista etrusco per una committenza locale: quello della contesa tra Greci ed Etruschi per il controllo del commercio del vino nel Tirreno e nel Mediterraneo, una competizione nella quale questi ultimi, come l’archeologia ci insegna, seppero prendersi le loro rivincite.
E’ la prima volta in assoluto che questo eccezionale reperto è esposto al Museo di Villa Giulia. Un pezzo unico con una storia recente a lieto fine: grazie all’attività investigativa del Comando carabinieri tutela patrimonio culturale, l’hydria è rientrata in Italia nel 2014 dal Toledo Museum of Art (Ohio, USA) ed occuperà un posto prestigioso nelle collezioni permanenti del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
La mostra è compresa nel prezzo del biglietto