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Etru a Casa - Vulci

Asta di kòttabos

9 Maggio 2020

di Vittoria Lecce

Aderiamo alla X edizione della Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell'Olio promossa dall' Associazione Italiana Sommelier e vi raccontiamo la cultura antica del bene vino attraverso le nostre opere.

Secondo il poeta ateniese Crizia, il gioco del kottabos è il principale prodotto della Sicilia” (lo ricorda Ateneo di Naucrati nella sua opera “I sofisti a banchetto”, XV, 666b).

Asta di kòttabos, bronzo, Vulci, Necropoli dell’Osteria, 520-500 a.C.

Asta di kòttabos, bronzo, Vulci, Necropoli dell’Osteria, 520-500 a.C.

Per questo non dobbiamo stupirci che, fra i giochi di società ricordati dalle fonti antiche, il kòttabos abbia avuto per secoli un ruolo di primo piano. Il gioco nacque in Sicilia ma si diffuse in Grecia e nelle aree di cultura greca ed era praticato durante i banchetti e i simposi.

Per giocare occorrevano un’asta e un piattello, di bronzo o di terracotta (di poco valore, perché destinato a rompersi). Il piattello veniva posto in bilico sull’asta e i commensali, a turno, cercavano di colpirlo e farlo cadere centrandolo con le ultime gocce di vino rimaste nelle loro coppe.

Nelle varianti più comuni, nell’asta a metà altezza veniva infilato un disco di bronzo, che risuonava fragorosamente quando intercettava il piattello durante la caduta.

Museo Archeologico Regionale "Antonino Salinas", Palermo, Giovane che gioca al cottabo, Kylix attica a figure rosse di Makron, 480-460 a.C.

Museo Archeologico Regionale "Antonino Salinas", Palermo, Giovane che gioca al cottabo, Kylix attica a figure rosse di Makron, 480-460 a.C.

In origine i giocatori si collocavano in piedi a una certa distanza dal kòttabos, ma era molto comune giocare sdraiati direttamente sui letti (klinai) da ricevimento. Nei vasi a figure rosse con scene di banchetto sono spesso presenti dei personaggi che giocano al kòttabos: si riconoscono perché fanno roteare la loro coppa con l’indice infilato in uno dei manici, mentre prendono la mira e si preparano a scagliare il vino con uno speciale movimento del polso.

Il premio per i vincitori era un piccolo gadget, come un dolce o della frutta.

La vittoria poteva anche essere interpretata come un buon auspicio per la conquista della persona amata: per questo era possibile accompagnare il lancio con dediche galanti.

Tomba del Kottabos, Vulci, Scavi 1998, Sala 4.

Tomba del Kottabos, Vulci, Scavi 1998, Sala 4.

Gli Etruschi, che amavano divertirsi in compagnia, accolsero il kòttabos con favore, come testimoniano le aste per il gioco restituite da alcune ricche tombe.

A Villa Giulia si conserva il corredo della Tomba del Kòttabos di Vulci (520-500 a.C.), destinata a un personaggio di alto rango che venne sepolto con le sue armi e con diversi vasi da banchetto. Come dice il nome stesso della tomba, nel corredo spicca un’asta di bronzo che (insieme a tre piedini) probabilmente è quanto resta di un lussuoso kòttabos.

Nella vetrina sono conservate anche quattro pregiate kylikes (coppe da vino) di produzione attica: non è difficile, osservando questi oggetti, immaginare il gioco in pieno svolgimento, fra i rumori di una sala da banchetto e i motti di sfida dei commensali.

 

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