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Etru a Casa - Vulci

Antefissa a testa di Menade

24 Giugno 2020

di Vittoria Lecce

Questa antefissa venne recuperata nel 1921 da Goffredo Bendinelli a Vulci, in un luogo imprecisato posto fra la città e il ponte della Badia. L’archeologo non trovò connessioni con l’edificio di provenienza e lo considerò un reperto isolato ma “particolarmente interessante e degno di figurare, come oggi figura, tra le decorazioni fittili di edifici etruschi al Musco di Villa Giulia”.

Molti anni dopo vennero rintracciati nei depositi o recuperati in vari luoghi quattro frammenti di esemplati identici, ma questo è l’unico integro e resta una testimonianza molto preziosa.

Antefissa a testa di Menade, terracotta plasmata a stampo e dipinta, inv. 42177. 300 a.C. Vulci, fra l’area della città e il Ponte della Badia, scavi Bendinelli 1921, sala 5

Antefissa a testa di Menade, terracotta plasmata a stampo e dipinta, inv. 42177. 300 a.C. Vulci, fra l’area della città e il Ponte della Badia, scavi Bendinelli 1921, sala 5

Al centro dell’antefissa c’è una la testa di una Menade, una figura strettamente legata al dio Dioniso e largamente impiegata nella decorazione di elementi architettonici in Etruria e nel modo greco e romano.

In questo caso si tratta di un tipo che non ha confronti fuori dalla città di Vulci e che venne elaborato intorno al 300 a.C., quindi poco prima della conquista romana del 280 a.C.

L’antefissa era destinata al tetto di un tempio del quale è ancora sconosciuta la posizione e l’importanza: le dimensioni contenute (il diametro non supera i 25 centimetri) non escludono che possa essere stato un edificio monumentale.

Antefissa a testa di Menade, terracotta plasmata a stampo e dipinta, inv. 42177. 300 a.C. Vulci, fra l’area della città e il Ponte della Badia, scavi Bendinelli 1921, sala 5

Antefissa a testa di Menade, terracotta plasmata a stampo e dipinta, inv. 42177. 300 a.C. Vulci, fra l’area della città e il Ponte della Badia, scavi Bendinelli 1921, sala 5

I committenti incaricarono un artista che elaborò il prototipo e una matrice, necessaria per la produzione di tutti i pezzi necessari a completare la decorazione delle estremità del tetto. Alle Menadi dovevano essere associate delle antefisse con testa di Satiro - di cui sopravvive un solo frammento - circondate da un identico nimbo (l’area che racchiude la testa), circolare e bordato da grandi foglie.

Al momento della scoperta destò molto stupore lo stato di conservazione dei colori, che sono ancora oggi ben visibili e in parte ancora coperti da incrostazioni. Toni di rosso, giallo e celeste si alternano sul nimbo, mentre il viso mostra un incarnato chiaro, le labbra rosse, i capelli marroni e le pupille scure.

I toni della decorazione si sposano bene con il volto delicato della Menade, che non appare agitata e in preda all’estasi dionisiaca ma come una fanciulla elegante e pensosa. Porta una elaborata acconciatura trattenuta da una benda o un copricapo, una vesta rossa di cui si può vedere solo lo scollo, una semplice collana e orecchini d’oro con pendenti.

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