Anforetta attica a figure nere con Trittolemo e Demetra, ascrivibile al gruppo di Leagros, Montalto di Castro, necropoli dell'Osteria, tomba a camera L (530-510 a.C.), sala 4.
Oggi vi presentiamo un'anforetta che raffigura Trittolemo che riceve la benevolenza della dea greca della terra coltivata, Demetra, la quale avendo perso improvvisamente sua figlia Kore, si era tramutata in una vecchia e aveva compiuto varie ricerche sulla terra. Demetra era stata accolta generosamente dal re di Eleusi, Celeo, e pertanto aveva ricompensato suo figlio Trittolemo iniziandolo ai riti segreti e inviandolo nel mondo, sotto la sua protezione, come messaggero del dono dell’agricoltura (Inno omerico a Demetra).
Il nome Trittolemo si traduce in “colui che ara tre volte” ed è significativo di questa epopteia (“conoscenza”; Apollodoro, I, 5, 2).
Gli Etruschi, i cui territori erano ricchissimi di cereali, viti e oliveti (Diodoro Siculo, V, 40,3-5) conoscevano bene il mito di Demetra e della sua fanciulla Kore. Il santuario di Fontanile di Legnisina di Vulci svela il ben più ampio significato della dea, che era protettrice dell’attività generatrice. Di fatto, le donne con difficoltà a portare a termine le gravidanze o non fertili donavano vari oggetti all’etrusca dea “Vei” (Demetra) poiché l’utero, come il ventre della terra, può produrre i suoi frutti, ma soltanto con il volere divino.