A distanza di tre anni dalla nascita dell’istituzione fu inaugurata, nel 1892, la sezione di Narce, collocata al primo piano dell’emiciclo, dove rimase fino al secondo conflitto mondiale.
Non disponiamo di fotografie che illustrino gli scavi e i lavori di quel periodo, ma possediamo mappe e rilievi realizzati per la redazione della Carta Archeologica. La pianta disegnata da Adolfo Cozza, su rilievo del poco più che ventenne disegnatore Enrico Stefani, mostra la valle del fiume Treja, principale affluente del #Tevere, le tre alture - Narce, Pizzo Piede e Monte Li Santi - su cui dovevano estendersi gli abitati che formavano la città e i sepolcreti che si distribuivano sulle pendici prospicienti gli abitati. Su un’altra pianta, accuratamente colorata ad acquerello, sono riportate le necropoli di Monte Cerreto e di Monti Li Croci e gruppi sparsi di tombe.
Gli scavi furono portati avanti, a più riprese, fino ai primi anni del ’900. Dopo di allora, fu Raniero Mengarelli, nel 1933, a condurre indagini sistematiche sul pianoro di Pizzo Piede, documentando, attraverso la fotografia, i lavori, il paesaggio e i resti antichi che affioravano pochi centimetri sotto il piano di campagna: un piccolo santuario urbano, tracce delle mura di difesa della città, la via lastricata d’accesso all’abitato, pozzi e alcune evidenze funerarie.