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Aiser - Un anno con gli dei Etruschi

Giugno e la dea Uni


La dea della regalità

Fig. 1, Busto di Giunone, terracotta, Falerii Veteres, (Civita Castellana, VT), tempio dello Scasato II, 380 a.C. ca., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

Fig. 1, Busto di Giunone, terracotta, Falerii Veteres, (Civita Castellana, VT), tempio dello Scasato II, 380 a.C. ca., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

Presso gli Etruschi la regina degli dei era Uni, la sposa di Tinia.

Fra le sue competenze rientrava la tutela delle donne e del matrimonio, in analogia con quanto accedeva per Giunone presso i Romani e per Era nel mondo greco. Le rappresentazioni giunte fino a noi sembrano influenzate dall’arte e dalla mitologia greca e mostrano una donna nella piena maturità, vestita con eleganti tuniche e mantelli ricamati, che porta i capelli raccolti in acconciature sobrie e raffinate e indossa preziosi gioielli.

Un buon esempio di questa iconografia è la Giunone dello Scasato, generalmente considerata una statua di culto, esposta nella sala 36 del nostro Museo (fig. 1).

L’aspetto di Uni non doveva apparire troppo diverso da quello delle signore dell'aristocrazia etrusca, per le quali la dea doveva essere un modello: come lei, infatti, erano spose di uomini potenti.

Fig. 2, Lamine d’oro con iscrizioni in etrusco e fenicio da Pyrgi (Santa Severa), Area Monumentale, Tempio B, fine VI secolo a.C., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

Fig. 2, Lamine d’oro con iscrizioni in etrusco e fenicio da Pyrgi (Santa Severa), Area Monumentale, Tempio B, fine VI secolo a.C., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

L’ambito di azione della divinità non era limitato al mondo femminile e poteva riguardare sia la tutela della regalità e del potere politico in generale, sia la protezione dell’intero corpo cittadino.

Non a caso il tempio di Uni più famoso finora rinvenuto è il Tempio B di Pyrgi (oggi Santa Severa, era uno dei porti di Caere, l’attuale Cerveteri). L’edificio venne donato alla dea da Thefarie Velianas, “re” o “tiranno” di Caere, il quale attribuiva il suo successo politico alla benevolenza di Uni e per questo le costruì un tempio monumentale.

Fig. 3, Statuetta in bronzo di Iuno Sospita, primi decenni del V secolo a.C., Firenze, Museo Archeologico Nazionale

Fig. 3, Statuetta in bronzo di Iuno Sospita, primi decenni del V secolo a.C., Firenze, Museo Archeologico Nazionale

Queste informazioni sono contenute nelle celebri lamine d’oro di Pyrgi (fig. 2), redatte in etrusco e fenicio, che in origine erano affisse accanto alla porta del tempio. Le lamine inoltre contengono l’espressione “masan, il mese dell’Unia”, che potrebbe indicare quale mese dell’anno era dedicato alle feste di Uni.

Diverse città etrusche riconoscevano Uni come divinità “poliadica” (“che protegge la città”). Il caso più famoso è Veio: lo storico Tito Livio ricorda che nel 396 a.C., per poter conquistare la città, i Romani dovettero per prima cosa “invitare” a Roma la divinità principale, definita “Giunone Regina” nel testo latino, e prometterle un grande tempio.

Nella veste di divinità tutelare Uni poteva apparire simile alla Giunone Sospita (“che protegge”) dei Romani: armata di lancia e con una pelle di capra sulle spalle che copre anche la testa (fig. 3).
 

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