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Etru a Casa - Villa Poniatowski

Cista con gara tra Apollo e Marsia

21 Marzo 2020

di Antonietta Simonelli
Cista in bronzo con la gara tra Apollo e Marsia, Palestrina, necropoli della Colombella, Collezione Barberini, Villa Poniatowski, IV-III secolo a. C.

Cista in bronzo con la gara tra Apollo e Marsia, Palestrina, necropoli della Colombella, Collezione Barberini, Villa Poniatowski, IV-III secolo a. C.

Nella giornata dedicata alla Poesia e alla Musica antica troviamo ispirazione nel sommo poeta, in attesa delle celebrazioni del 25 marzo, il #Dantedì.

'O buono Appollo, a l’ultimo lavoro
fammi del tuo valor sì fatto vaso,
come dimandi a dar l’amato alloro.
Infino a qui l’un giogo di Parnaso
assai mi fu; ma or con amendue
m’è uopo intrar ne l’aringo rimaso.
Entra nel petto mio, e spira tue
sì come quando Marsia traesti
de la vagina de le membra sue'.
(Dante, Paradiso, I, vv. 13-21)

Nelle terzine iniziali del Paradiso, Dante invoca Apollo, il dio della poesia e della musica, il solo che può aiutarlo a conseguire la gloria poetica.
Allude a quella stessa ispirazione che aveva animato il dio nella mitica gara musicale contro il satiro Marsia, maestro nel suonare l’aulòs, il doppio flauto: Dante vuole dare forza alla sua poesia, perché possa contribuire a salvare l’umanità, risollevarla e renderla libera.

L’episodio vede Apollo annientare con la potenza della sua musica divina lo sfidante e la punizione per questo atto di somma hýbris, ovvero di tracotanza, è esemplare e terribile: Marsia verrà scuoiato vivo, tratto via dalla sua pelle come una spada dal fodero.
Attraverso questo mito, ripreso dall’opera di un altro grande poeta (Ovidio, Metamorfosi, VI, vv. 382-400), Dante, ben consapevole delle sue qualità poetiche, ricorda a se stesso e agli altri che dietro la ricerca della gloria c’è sempre in agguato il rischio di peccare di superbia.
Ed ecco che quel mito appare su una cista bronzea proveniente da Palestrina e conservata nelle sale di Villa Poniatowski: non è qui raffigurato l’episodio cruento della punizione, bensì il momento immediatamente precedente, quello della gara.
Apollo seduto in trono con accanto la cetra è intento ad ascoltare Marsia che, vestito di una pelle ferina, danzando, suona ispirato il suo strumento. Sul fondo della scena un eloquente albero di alloro, mentre tutt’intorno, quali giudici, si dispongono, tra colonne e bende sacre pendenti dall’alto, otto figure divine, tra cui si riconosce con asta, arco e faretra Artemide, sorella del dio.

Cista in bronzo con la gara tra Apollo e Marsia, Palestrina, necropoli della Colombella, Collezione Barberini, Villa Poniatowski, IV-III secolo a. C.

Cista in bronzo con la gara tra Apollo e Marsia, Palestrina, necropoli della Colombella, Collezione Barberini, Villa Poniatowski, IV-III secolo a. C.

In un’atmosfera sospesa il suono del flauto sembra riempire tutto lo spazio e rapire gli astanti, così come nel racconto di Ovidio aveva commosso fino alle lacrime le ninfe, i fauni e i semplici pastori abitanti della Frigia.

 

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