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Etru a Casa - Villa Giulia

Pan e la ninfa Siringa

21 Giugno 2020

di Maria Paola Guidobaldi

Quest'anno la Festa della Musica sarà un po' diversa.
Abbiamo sempre molto amato questa ricorrenza poichè ha portato a Villa Giulia l'atmosfera giusta per stare insieme, fra suoni, melodie e applausi. I Concerti della banda della Marina Militare Italiana, il Coro Giovanile "With Us" e il coro Mani Bianche Roma sono stati protagonisti di momenti che ci auguriamo di tornare prestissimo a rivivere nei giardini della nostra villa.
Nel frattempo facciamo parlare di musica le nostre opere e le pitture rinascimentali di Villa Giulia. Qui un episodio connesso alle origini mitologiche di uno strumento musicale: la siringa o flauto di Pan.

Pan che insegue Siringa, affresco, Vestibolo di Venere, Villa Giulia, parete sud (Foto di Fulvio Fugalli)

Pan che insegue Siringa, affresco, Vestibolo di Venere, Villa Giulia, parete sud (Foto di Fulvio Fugalli)

Quanto era bella Siringa, ninfa arborea che viveva con le sorelle sui gelidi monti d’Arcadia, prendendosi gioco delle divinità dei boschi e dei satiri che la inseguivano. Non aveva occhi e pensieri che per la dea Artemide, a cui aveva offerto la sua castità.

Ma quando un giorno la scorse il dio Pan, subito se ne innamorò perdutamente e invano la supplicò di ricambiare il suo amore.

La ninfa fuggì terrorizzata per boschi e sentieri fino a quando giunse sulle rive paludose del fiume Ladone; e quando il dio, che di umano aveva solo il volto e il busto, stava ormai per raggiungerla, correndo veloce sulle sue zampe caprine, pregò disperata le ninfe fluviali di mutare il suo aspetto; e così Pan, che credeva di aver afferrato e stretto il corpo dell’amata, si ritrovò in mano soltanto un fascio di canne palustri.

Mentre lo contemplava, sospirando afflitto, il vento produsse fra le canne un suono tenue e dolcissimo, simile a un lamento. Ebbe così l’idea di costruire uno strumento fatto di canne di lunghezza decrescente, tenute insieme dalla cera e a cui diede il nome della ninfa: Siringa, legandola in tal modo a sé per sempre, in un bacio senza fine.

Pan che insegue Siringa, affresco, particolare

Pan che insegue Siringa, affresco, particolare

L’episodio è rappresentato a Villa Giulia (1550-1555) nel vestibolo della Sala di Venere sulle cui pareti si sviluppa un fregio con putti, amorini, telamoni e maschere intercalati a scene mitologico-campestri ispirate a racconti narrati nelle Metamorfosi di Ovidio: Pan e Siringa (parete sud),  il “Supplizio di Marsia", a cui abbiamo già dedicato un approfondimento (parete est) e Apollo e Dafni (parete ovest).

Gli esemplari di questo strumento musicale inventato da Pan giunti fino a noi, prevalentemente da contesti di età romana, e le cui dimensioni non superavano i 20 cm, sono solo quelli realizzati con materiali più resistenti rispetto alle canne: terracotta, legno, avorio, bronzo. Se si usava il legno, le varie canne venivano ricavate scavandole all’interno di un’unica tavoletta e intagliando la superficie con tagli geometrici. Ogni canna della siringa emetteva una nota della scala musicale e per suonare lo strumento lo si faceva scorrere sulle labbra, soffiando, proprio come si fa con l’armonica a bocca. Insieme al timpano (tamburello) e ai cembali (piatti) la siringa (syrinx) o “flauto di Pan” era lo strumento maggiormente utilizzato nelle cerimonie dionisiache.

Ovidio, Metamorfosi, I, 698-712; Virgilio, Ecloghe, II, 31.

 

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