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Etru a Casa - Veio

Testa di Ermes

31 Marzo 2020

di Laura D'Erme

Il racconto dell'opera di oggi è di Laura D'Erme, funzionario archeologo del Museo e curatrice della sezione di Veio, al suo ultimo giorno di lavoro prima della meritata pensione.
Ha scelto di parlarci della statua di Ermes e di lasciarci un pensiero.

Testa di Ermes, terracotta plasmata a mano, Roma, Veio, Santuario in loc. Portonaccio, Sala 40 del Museo

Testa di Ermes, terracotta plasmata a mano, Roma, Veio, Santuario in loc. Portonaccio, Sala 40 del Museo

La testa, frammento della statua di Ermes (il nome greco del dio venerato come Turms dagli Etruschi e Mercurio dai Romani), fu rinvenuta nel 1916 insieme alla statua dell’Apollo e ad una porzione di quella di Eracle.

L’autore delle opere, come di tutta la decorazione fittile del tempio nel santuario di Portonaccio a Veio, è stato identificato da Giovanni Colonna nel “Veiente esperto di coroplastica” ricordato dalle fonti antiche, al quale Tarquinio il Superbo aveva commissionato la quadriga del Tempio di Giove Capitolino inaugurato nel 508 a.C.

Ermes è raffigurato con il cappello alato sul capo e il volto incorniciato da riccioli a chiocciola sulla fronte e lunghi capelli a cordone che scendono sulle spalle.
 

La presenza della statua del dio tra quelle che si ergevano sul colmo del tetto del tempio è stata messa in relazione con il gruppo di Apollo e Eracle, raffigurati nella contesa che li vede contrapposti per il possesso della cerva dalle corna d’oro, sacra ad Artemide. Dietro il dio e l’eroe doveva comparire la figura di Ermes, messaggero divino, ad indicare che quanto avveniva era per volere di Zeus.

Ma, oltre che nella sua funzione di araldo degli dei, nell’inno omerico a lui dedicato (composto verso la fine del VI sec. a.C.) Ermes è indicato “dalle molte arti, dalla mente sottile, predone, ladro di buoi, ispiratore di sogni, vigile nella notte, che custodisce le porte”.

Mentre nelle case protegge la soglia e allontana i ladri, il dio, che appena nato sente il bisogno di lasciare la culla, ci appare come immagine del movimento. E’ a lui che viene attribuita l’invenzione di deporre mucchietti di sassi lungo le strade per indicare i confini dei pascoli, le delimitazioni e i percorsi dei pastori.
 

ETRU image

P.S.
Ed è sotto lo sguardo di questo dio per il quale non esistono porte che non si possano aprire o spazi dove non si possa penetrare, il dio che indica al viandante il giusto cammino, la divinità che protegge i confini e insieme ne favorisce l’attraversamento che trascorro la mia ultima giornata di lavoro presso il MIBACT. Che sia di buon auspicio per la mia pensione!
Ciao Laura!

 

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