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Etru a Casa - Veio

Lettera al Soprintendente Mancini

24 Marzo 2020


di Laura D'Erme

Lettera del custode Vincenzo Angelici a Gioacchino Mancini, Soprintendente alle Antichità dell’Etruria meridionale, 4 aprile 1944. Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Archivio dei documenti.

Lettera del custode Vincenzo Angelici a Gioacchino Mancini, Soprintendente alle Antichità dell’Etruria meridionale, 4 aprile 1944. Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Archivio dei documenti.

Nel giorno dell’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944, anche il nostro Museo vuole ricordare i tragici giorni dell’occupazione nazista di Roma.
E lo facciamo, sommessamente e rispettosamente, con un documento dell’Archivio storico, conservato nel nostro Museo, che racconta quei terribili momenti, ancora così vivi nei ricordi di tante persone, con i soldati italiani che tentano di fuggire alle truppe tedesche, che sappiamo avevano anche una postazione al Castello di Isola Farnese.

E’ il 4 aprile 1944, siamo nel territorio dell’antica città etrusca di Veio, al confine tra il comune di Roma e quello di Formello, e il custode Vincenzo Angelici comunica al Soprintendente alle Antichità dell’Etruria meridionale (all’epoca Gioacchino Mancini) che ha riscontrato danneggiamenti alla Tomba Campana, la famosa tomba dipinta di epoca orientalizzante scoperta alla metà dell’ottocento.

Queste sono le sue parole (un pochino sgrammaticate...):

“Illmo soprintendente,
Vi comunico che nella tomba campana, hanno aperta un’altra volta, hanno forzato la porta con pali di legno messi fra leva nella porta hanno piegato il paletto della porta, sono entrati dentro e hanno danneggiato un poco le pitture, cianno acceso anche il fuoco si vede che ci sono stati qualche notte. Io penso che sono i soldati fuciaschi che sono nascosti nella campagna, per non farsi prendere dai soldati teteschi”.

 

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