Si devono con ogni probabilità a Michelangelo Caetani, che fu anche uno stimato dantista, sia la responsabilità dell’utilizzo di iscrizioni desunte dalla Divina Commedia in alcuni micromosaici sia l’ispirazione per questo ritratto, realizzato significativamente nel 1865. In quell’anno, infatti, cadeva il sesto centenario della nascita del Divino Poeta, ma specialmente a Firenze, da pochi mesi nuova capitale, le celebrazioni dantesche si configurarono come la prima festa nazionale del Regno; i festeggiamenti in onore di Dante, adottato come simbolo patriottico, coinvolsero tutte le principali città italiane, comprese quelle che, come Roma, si trovavano ancora sotto il dominio pontificio. Il ritratto di Dante di Luigi Podio riprende quello che figurava nel ciclo di affreschi giotteschi (1334-1337) da poco scoperti a Firenze da Antonio Marini (1840) nella Cappella della Maddalena del Palazzo del Podestà (poi del Bargello), quasi una trasposizione della descrizione delle fattezze del Poeta tracciata da Giovanni Boccaccio nel suo Trattatello in laude di Dante (1362): “Fu il nostro poeta di mediocre statura, ed ebbe il volto lungo, e il naso aquilino, le mascelle grandi, e il labro di sotto proteso tanto, che alquanto quel di sopra avanzava; nelle spalle alquanto curvo, e gli occhi anzi grossi che piccoli, e il color bruno, e i capelli e la barba crespi e neri, e sempre malinconico e pensoso”.