Olpe, bucchero, tomba 2, Tumulo S. Paolo, Cerveteri, 630 a. C., particolare
«Guarda quel grande che vene,
e per dolor non par lagrime spanda:
quanto aspetto reale ancor ritene!...»
(Inf. XVIII 83-85)
E precisa che Giasone è punito per aver ingannato sull’isola di Lemno Isifile lasciandola “gravida, soletta” e che lì “anche di Medea si fa vendetta” (Inf. XVIII, 94-96). Quella Medea, principessa della Colchide, raffigurata su un’olpe di bucchero da Caere mentre, vestita di abiti regali, assiste alla magica rigenerazione di Giasone immerso in un calderone.
Come Ulisse, per la sua pericolosa sete di conoscenza, così anche Giasone, per le dure prove superate, è alter ego di Dante, che paragona la scrittura del Paradiso, all’impresa dell’eroe.