C'era, è vero, la differenza della materia, ma che importa? Quello che era necessario, era di rimettere assieme i vari pezzi per quanto fosse possibile. Ed a questo proposito io, edotto dalla esperienza e col consiglio dei compagni di lavoro e specialmente col suggerimento del conte Adolfo Cozza, compaesano del Ravelli, che mi aveva consigliato di farlo venire in Roma, volli, innanzi tutto, che nel ricollegare i pezzi fittili si procedesse per mezzo del solo e semplice mastice, senza aggiunte di sorta e senza ombra di gesso. La fortuna ci aiutò molto, perché ci fece scoprire un mastice fatto principalmente a base di colla di pesce, che aveva anche il vantaggio di costar assai poco. Il Ravelli riconobbe la opportunità di costruire una specie di incannucciata di lastre di rame che doveva formare l'anima e lo scheletro del sarcofago, sopra la quale vennero a mano a mano ad adagiarsi i pezzi del sarcofago o della cassa fittile, e poi i pezzi delle statue o delle figure che sopra vi giacevano e che finirono per riabbracciarsi al completo dopo tanti e tanti secoli dal loro smembramento.