Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento del sito. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

ok, ho capito

Etru a Casa - Restauro

Primo restauro del Sarcofago degli Sposi

9 Aprile 2020 - Anniversario del rinvenimento del Sarcofago degli Sposi

di Miriam Lamonaca

Continua il nostro ricordo degli Sposi con il “miracolo” del primo restauro.
Il primo restauro del nostro Sarcofago fu eseguito, tra la fine dell’Ottocento e i primissimi anni del Novecento, sotto la direzione di Barnabei, dai restauratori Cristoforo Ravelli e Natale Malavolta.

Il Sarcofago degli Sposi, fronte, Foto Anderson, 6292

Il Sarcofago degli Sposi, fronte, Foto Anderson, 6292

Il racconto di Barnabei nelle memorie recentemente riedite consente di definire con chiarezza l’approccio critico e metodologico che venne seguito. La scelta del Ravelli è operata dopo il successo del suo restauro al Toro in bronzo del Maitani, simbolo di S. Luca, posto sulla facciata del Duomo di Orvieto.
La descrizione di Barnabei a tale proposito è eloquente:
“Per la ricomposizione dei rottami del sarcofago di Cerveteri, la prima cosa che io feci fu di far venire a Roma il Ravelli e di affidargli l'esecuzione dell'opera.

C'era, è vero, la differenza della materia, ma che importa? Quello che era necessario, era di rimettere assieme i vari pezzi per quanto fosse possibile. Ed a questo proposito io, edotto dalla esperienza e col consiglio dei compagni di lavoro e specialmente col suggerimento del conte Adolfo Cozza, compaesano del Ravelli, che mi aveva consigliato di farlo venire in Roma, volli, innanzi tutto, che nel ricollegare i pezzi fittili si procedesse per mezzo del solo e semplice mastice, senza aggiunte di sorta e senza ombra di gesso. La fortuna ci aiutò molto, perché ci fece scoprire un mastice fatto principalmente a base di colla di pesce, che aveva anche il vantaggio di costar assai poco. Il Ravelli riconobbe la opportunità di costruire una specie di incannucciata di lastre di rame che doveva formare l'anima e lo scheletro del sarcofago, sopra la quale vennero a mano a mano ad adagiarsi i pezzi del sarcofago o della cassa fittile, e poi i pezzi delle statue o delle figure che sopra vi giacevano e che finirono per riabbracciarsi al completo dopo tanti e tanti secoli dal loro smembramento.

Il Sarcofago degli Sposi, retro, Foto Anderson, 6292

Il Sarcofago degli Sposi, retro, Foto Anderson, 6292

La cosa ebbe l'aspetto di un miracolo, perché essendo stati ridotti i pezzi in una specie di tritume, poco mancò, che non avvenisse una vera e propria dispersione. Per quanto riguarda il lavoro compiuto noi abbiamo ottenuto il più grande vantaggio al quale si poteva aspirare, quello cioè di aver salvato a Roma il più insigne tra questi sarcofagi perché sopra di esso non è passata neanche una velatura di tinta che abbia potuto offenderne l'integrità”.

Continuate a seguire il racconto di questo capolavoro che non finirà mai di emozionarci e stupirci.

 

Condividi su
facebook twitter
let's talk

Dialoga con il museo

Scrivici o seguici
facebook
instagram
twitter
youtube

Seguici sui social

newsletter

Iscriviti per sapere tutto sulle nostre attività

contattaci

Scrivici e contattaci.
Guarda chi siamo e di cosa ci occupiamo