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Etru a Casa - Collezioni antiquarie

L'iscrizione della Cista Ficoroni

10 Aprile 2021

di Vittoria Lecce

Il Museo ETRU celebra la Prima Giornata Mondiale della Lingua Latina (9-10 aprile 2021) con una iscrizione in latino incisa e custodita su una delle opere più celebri del Museo.

Cista in bronzo con coperchio detta Ficoroni, da Praeneste (Palestrina), produzione romana, inv. 24787, 350-330 a.C.

Cista in bronzo con coperchio detta Ficoroni, da Praeneste (Palestrina), produzione romana, inv. 24787, 350-330 a.C.

La Cista Ficoroni probabilmente è la più bella cista giunta fino a noi e sicuramente la più famosa: si tratta di un contenitore per oggetti da toeletta e cosmetici realizzato fra il 350 e il 330 a. C. Deve il nome a Francesco Ficoroni, antiquario settecentesco e primo possessore. Dal 1914 è custodita nel Museo.

Solitamente l'attenzione dei visitatori è attirata dalla ricca decorazione incisa, ma non meno importante è l’iscrizione latina sul coperchio, ai piedi del gruppo di figure che forma la presa:

"novios . plautios . med romai . fecid / dindia . macolnia . fileai . dedit"

“Novio Plauzio mi ha fatto a Roma / Dindia Macolnia mi ha dato a (sua) figlia”.

Trascrizione grafica del coperchio della Cista Ficoroni

Trascrizione grafica del coperchio della Cista Ficoroni

Queste frasi trasformano la cista in un “oggetto parlante”: leggendole ad alta voce (era il metodo di lettura più comune) si aveva l’impressione che fosse la cista stessa a raccontare la sua origine. Forse le parole sono disposte in modo da formare dei versi saturni, gli stessi utilizzati nelle più antiche composizioni della letteratura latina.

Grazie all’iscrizione sappiamo che questo oggetto eccezionale venne prodotto a Roma da Novio Plauzio, un artigiano o il proprietario di una bottega, tanto celebre e apprezzato da attirare clienti anche da altre città del Lazio.

Fu (quasi) certamente un dono di nozze destinato alla figlia di Dindia Macolnia, una ricca dama di Praeneste (l’odierna Palestrina), e accompagnò la proprietaria per il resto della sua vita, prima di essere deposta nella sua tomba.

È la prima volta che compare il nome di Roma su un oggetto di uso quotidiano. L’iscrizione serviva quindi a celebrare sia la donatrice, Dindia Macolnia, sia l’alta qualità del dono: il nome di Novio Plauzio doveva avere la stessa funzione di un moderno brand commerciale.

 

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