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Aiser - Un anno con gli dei Etruschi

Settembre e la dea Thesan


La dea protettrice dei naviganti

Fig. 1, Testa femminile in terracotta modellata a mano identificata con Leucotea dal frontone anteriore del Tempio A, Pyrgi (Santa Severa), 340-330 a. C., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

Fig. 1, Testa femminile in terracotta modellata a mano identificata con Leucotea dal frontone anteriore del Tempio A, Pyrgi (Santa Severa), 340-330 a. C., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

A Settembre parliamo di Thesan, la dea etrusca dell’aurora, presto identificata con la greca Eos, e rappresentata come una giovane donna alata.

Fra i campi d’azione della dea dovevano rientrare la tutela del mondo femminile e l’amore. Non a caso nei miti greci Eos ha un carattere passionale e arriva a rapire i giovani di cui è innamorata (fig. 2); ma la dea sa essere anche una madre affettuosa che tenta disperatamente di salvare il figlio Memnone, destinato a morire per mano di Achille.

Gli Etruschi conoscevano bene queste storie, che venivano riprodotte su pregiati vasi da mensa di importazione e di produzione locale.

Le rappresentazioni più numerose di Eos/Thesan si trovano però sugli specchi e mostrano la dea alla guida di una quadriga, mentre sale nel cielo subito prima del sorgere del sole.

 

Fig. 2, Cratere falisco a figure rosse cosiddetto dell’Aurora, Falerii Veteres (Civita Castellana, VT), Necropoli di Colonnette, tomba 4 (CXV), Pittore dell’Aurora. 360-340 a.C., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

Fig. 2, Cratere falisco a figure rosse cosiddetto dell’Aurora, Falerii Veteres (Civita Castellana, VT), Necropoli di Colonnette, tomba 4 (CXV), Pittore dell’Aurora. 360-340 a.C., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

L’assimilazione di Thesan con Eos non si estendeva alla sfera cultuale (forse perché in Grecia Eos era una figura mitologica a cui non si tributava un culto attivo), quindi in questo ambito la dea etrusca era identificata con la romana Mater Matuta e con la greca Leucotea, divinità protettrice dei naviganti.

Secondo il racconto di Ovidio, la giovane Ino, zia e nutrice di Dioniso, si era gettata in mare con il figlio Melicerte per sfuggire al marito Atamante, reso pazzo e violento da Giunone. I due naufraghi, approdati nel Lazio e protetti da Eracle, sarebbero stati trasformati in divinità marine con i nomi di Leucotea e Palemone.

Finora in Etruria un solo luogo sacro ha restituito testimonianze certe del culto di Thesan: si tratta del santuario di Pyrgi, legato al porto commerciale di Cerveteri e frequentato anche da mercanti greci e cartaginesi.

Fig. 3, Statua maschile in terracotta modellata a mano identificata con Eracle dal frontone anteriore del Tempio A, Pyrgi (Santa Severa), 340-330 a. C., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

Fig. 3, Statua maschile in terracotta modellata a mano identificata con Eracle dal frontone anteriore del Tempio A, Pyrgi (Santa Severa), 340-330 a. C., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

A Thesan/Leucotea doveva essere dedicato il grande Tempio A (470-460 a.C.).

Della decorazione del tempio facevano parte sia la bella testa femminile con i capelli mossi dal vento, tradizionalmente identificata con Ino/Leucotea appena uscita dal mare (fig. 1), sia la figura maschile identificata con Eracle (fig. 3), esposte nella Sala 13 B del Museo.

La scena illustra una storia di salvezza e accoglienza dopo un grave pericolo corso in mare e doveva risultare particolarmente appropriata per il santuario di un porto internazionale.

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