Cratere dell’Aurora, Civita Castellana, Necropoli di Colonnette, tomba 4 (CXV), Pittore dell’Aurora. 360-340 a.C., inv. 2491.
Nella prima metà del IV secolo a.C., Falerii (attuale Civita Castellana) è uno dei più importanti centri della ceramografia italica. Si è ipotizzato che tale produzione sia iniziata con l’immigrazione di ceramisti attici e che, successivamente, siano sorte fabbriche di artisti locali.
Capolavoro delle ceramiche falische è, per la sua potenza espressiva, il monumentale cratere dell’Aurora (alt. cm 59), realizzato nella tecnica a figure rosse suddipinte in bianco e in giallo e destinato a contenere la miscela di acqua e vino da servire nei banchetti.
E’ stato rinvenuto nella necropoli di Colonnette, in una tomba con sei nicchie alle pareti, insieme a un contenitore per liquidi (stamnos), attribuibile allo stesso pittore, e ad altri elementi di corredo.
Su un lato del vaso è dipinta la quadriga dell’Aurora, che dal mare - rappresentato da un ippocampo, da un delfino e da una pistrice (mostro marino con coda di serpente) - sale verso il cielo, dove volano due anatre. La dea è nuda, con il mantello svolazzante, mentre abbraccia un giovane, identificabile con Kephalos, da lei amato e rapito. Davanti alla quadriga, una figura alata, forse Eros, volge lo sguardo verso la coppia.