Nella prima metà del V secolo a. C. un artista etrusco ha sintetizzato con grande drammaticità il racconto di una lotta fratricida, dalla quale non emergerà nessun vincitore, rendendo perfettamente nell’argilla ciò che i Greci definivano kairos (καιρός), il "momento giusto", quello in cui si decide il destino delle persone.
Al contempo vengono esaltati gli ideali di civiltà contrapposti alla barbarie, rappresentata dalle figure nude e bestiali di Tideo e Capaneo, che con il loro comportamento hanno mostrato disprezzo verso gli dei e le leggi degli uomini, peccando di tracotanza, di hybris (ὕβρις).
Quest’opera evidenzia l’abile maestria degli Etruschi nel lavorare l’argilla (coroplastica) plasmando non solo rilievi, ma anche statue e sarcofagi. L’argilla, grazie alla sua malleabilità, permette all’artista di creare opere dai forti effetti chiaroscurali, capaci di restituire tridimensionalità e immediatezza alla rappresentazione.