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Etru a Casa - Agro Falisco e Capenate

Altorilievo in terracotta da Falerii

13 Giugno 2020

di Alessia Argento

Oggi vi portiamo nella sala del Museo dedicata ai santuari di Faleri (Civita Castellana) dove è collocato un altorilievo in terracotta, raffigurante una donna, rinvenuto agli inizi del secolo scorso durante i lavori per la realizzazione della tramvia Roma-Civitacastellana-Viterbo.

Falerii (Civita Castellana), Altorilievo in terracotta, inv. 26776. Sala 36.

Falerii (Civita Castellana), Altorilievo in terracotta, inv. 26776. Sala 36.

Alta 87 cm, la scultura è acefala e manca del piede sinistro. La donna è nuda, incatenata a uno scoglio per mezzo di legacci che le cingono i polsi. Le braccia sono levate in alto e un mantello copre la gamba destra e, passando dietro la schiena, viene a ricadere sulla spalla sinistra. La roccia è scabra e contrasta con la superficie levigata della figura femminile.

L’altorilievo, che doveva essere policromo, è stato datato, sulla base delle caratteristiche stilistiche, al III sec. a.C. e rappresenta uno degli ultimi prodotti scultorei delle officine falische.

Il personaggio è stato identificato con Andromeda, la giovane figlia di Cefeo, re d’Etiopia e di Cassiopea. Sua madre aveva sostenuto di essere più bella delle Nereidi. Poseidone, per vendicare le divinità marine, aveva mandato a devastare il paese un mostro, al quale Andromeda era stata esposta come vittima espiatoria. Perseo, al ritorno dalla sua spedizione contro Gorgone la vide, se ne innamorò e la liberò. Insieme partirono per Argo, poi per Tirinto e regnarono sull’Argolide.

Il riferimento al mito di Andromeda e Perseo potrebbe richiamare la leggenda di Halesus, il mitico fondatore della città di Falerii, anche lui originario di Argo. Secondo un’altra interpretazione, tuttavia, la figura femminile potrebbe corrispondere a Hesione, sorella di Priamo, condannata dal padre Laomedonte, re di Troia, a essere divorata da un mostro marino allo scopo di placare l’ira di Apollo e di Nettuno e più tardi liberata da Herakles.

Dai documenti di archivio è stato possibile ricostruire, seppure in maniera non puntuale, le circostanze del rinvenimento della scultura. L’altorilievo fu trovato in frammenti all’interno di una cavità, probabilmente una cisterna antica, insieme ad altri materiali votivi e doveva far parte verosimilmente della decorazione frontonale di un edificio sacro posto in un’area vicina, ricadente nell’antico suburbio di Falerii.

 

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