Falerii (Civita Castellana), Altorilievo in terracotta, inv. 26776. Sala 36.
Alta 87 cm, la scultura è acefala e manca del piede sinistro. La donna è nuda, incatenata a uno scoglio per mezzo di legacci che le cingono i polsi. Le braccia sono levate in alto e un mantello copre la gamba destra e, passando dietro la schiena, viene a ricadere sulla spalla sinistra. La roccia è scabra e contrasta con la superficie levigata della figura femminile.
L’altorilievo, che doveva essere policromo, è stato datato, sulla base delle caratteristiche stilistiche, al III sec. a.C. e rappresenta uno degli ultimi prodotti scultorei delle officine falische.
Il personaggio è stato identificato con Andromeda, la giovane figlia di Cefeo, re d’Etiopia e di Cassiopea. Sua madre aveva sostenuto di essere più bella delle Nereidi. Poseidone, per vendicare le divinità marine, aveva mandato a devastare il paese un mostro, al quale Andromeda era stata esposta come vittima espiatoria. Perseo, al ritorno dalla sua spedizione contro Gorgone la vide, se ne innamorò e la liberò. Insieme partirono per Argo, poi per Tirinto e regnarono sull’Argolide.